venerdì 22 marzo 2013

Fra ieri, oggi e domani

Ieri ho avuto un'ormai rara esperienza giovanil-giovanilistica. Sono stato invitato a Occupy Deejay, trasmissione che va in onda su Deejay Tv, la televisione di Radio Deejay. Un'esperienza nuova e molto positiva, perché mi ha dato la possibilità di parlare di rugby in un contesto non usuale per la palla ovale, e raccontare ai ragazzi in cosa questo sport si differenzia dagli altri.

Ammetto che non sapevo bene come vestirmi, così alla fine qualcuno mi ha dato del quarantenne (come da testimonianza a lato)... ma sono cose che si possono sopportare.

Oggi invece sarò in un luogo più classico per presentare un libro: la Feltrinelli di Padova (Via San Francesco 7). La presentazione è fissata alle 18 e si concluderà con un bicchiere di prosecco. Domani invece un'altra presentazione, sempre a Padova, alle 11:30 nella mitica osteria L'Anfora di via dei Soncin. Anche in questo caso è probabile, per usare un eufemismo, che la presentazione si concluda all'insegna del prosecco...

Ah, perdo solo un minuto per un flash sullo sport balcanico (no, non mi sono scordato di Yugoland): oggi alle 18:00 per la prima volta dopo la guerra Croazia e Serbia si incontrano in un match ufficiale, in questo caso valido per le qualificazioni ai Mondiali di Brasile 2014. A quell'ora starò presentando Rugbyland alla Feltrinelli, ma appena finito andrò sicuramente a sbirciare il risultato.

martedì 19 marzo 2013

Il 6 nazioni e quel peso da togliersi di dosso

Della esaltante vittoria azzurra sull'Irlanda, che ha concluso nel migliore dei modi questo 6 Nazioni in molti, ben più competenti di me, hanno già scritto. Del fatto che nel corso del torneo si siano visti degli oggettivi miglioramenti anche. Non mi soffermo quindi su questi aspetti.

Mi limito invece a due brevi considerazioni che mi sono state ispirate dall'atmosfera che ho respirato sabato allo stadio.

La prima: tanta, tanta gente. E sugli spalti si capiva benissimo che molte di queste persone si erano appena avvicinate al mondo del rugby: spesso chiedevano cosa stava succedendo, non capivano alcune decisioni arbitrali. Bene, molto bene, significa che il pubblico sta aumentando (forse qualche fischio e qualche buuuh di troppo ci sono stati, ma forse questo è fisiologico).

Seconda considerazione: per quelli che invece il rugby lo frequentano da un po', e mi ci metto in mezzo, questa partita era decisiva. Doveva essere un punto di svolta fra le onorevoli sconfitte e le giuste (talvolta anche troppo modeste) vittorie, e per fortuna è andata bene. In molti dopo la partita, più che festeggiare come contro la Francia, se ne sono andati via sereni e pacati. Come se ci fossero tolti un peso di dosso, finalmente.

La grande certezza comunque è che sia per i novizi che per i più esperti, la giornata di sabato è stata un'altra grande festa.

giovedì 14 marzo 2013

Habemus Rugbyland, il mio viaggio nell’Italia del rugby!

Stamattina ero a Sky Sport 24 per una chiacchierata con Francesco Pierantozzi sul rugby e sul libro, che esce proprio oggi in libreria. Chiacchierata che è proseguita anche nel fuori-onda, con un piacevole scambio di vedute sul futuro del rugby italiano e sui tanti giovani che si appassionano alla palla ovale.
Uscito dagli studi milanesi di Sky per raggiungere la stazione mi sono fermato per una tappa rigeneratrice al bar. Obiettivo: sciogliere la tensione televisiva con una bella birra fresca!

Purtroppo l’accoglienza non è stata quella tipica dei terzi tempi rugbistici: alcolici vietati in diverse zone di Milano a causa della partita (di calcio) di stasera, che mi dicono essere Inter VS Tottenham. Non c’è che dire, ragazzi. Tra calcio e rugby le differenze non si fermano alla forma della palla...

Tornando per un attimo a Rugbyland, ho pensato a un piccolo regalo per i lettori nel giorno del lancio: le regole del gioco scritte da Edoardo Gori, in un comodo pdf da scaricare e tenere sempre a portata di click. 

Perché se è vero che ci sono giocatori che non conoscono tutte le regole (e secondo alcuni è anche per questo che nessuno si lamenta mai con l’arbitro) è anche vero che le basi del rugby sono molto semplici - Gori le sintetizza in 10 punti - e val la pena di conoscerle per godersi meglio le partite, tipo quella di sabato contro l'Irlanda.

Si parte anche con le presentazioni: a breve le news a riguardo. Per i più pigri, il libro è disponibile anche online a un prezzo che più scontato non si può.

lunedì 11 marzo 2013

Il tallonatore

Arriviamo alla spiegazione del ruolo del tallonatore, nel nostro paragone fra miti greci e ruoli del rugby. Se, come dicevamo, il pilone sinistro è Atlante, chi potrebbe essere il tallonatore ideale?

Le principali caratteristiche del tallonatore, che indossa la maglia numero 2, devono essere queste: una buona capacità di spinta con le gambe (è pur sempre una prima linea!) e delle mani piuttosto sensibili (perché sarà lui a lanciare le touche). Chi, nell'antica Grecia, aveva queste due caratteristiche? Semplice: il Dio Pan! Con quelle nerborute gambette da capra Pana è perfetto per spingere in ruck e tallonare il pallone in mischia chiusa. E grazie alle sue mani, capaci di suonare con delizia il suo flauto, ci sono buone probabilità che possa lanciare ottime rimesse laterali.

Trovato il tallonatore, ora, per completare la prima linea, ci manca solo il pilone destro

venerdì 8 marzo 2013

Le Donne di Rugbyland

“Il rugby non è uno sport, è un gioco. Altrimenti io non lo farei fare ai miei figli. È un gioco di libertà. Perché correre in un prato con la palla in mano è sentirsi liberi. Avete mai provato? Liberi all’interno delle regole. E io penso che questa, alla fine, possa essere l’ambizione di tutti.” 

Maria Cristina Tonna 
responsabile della Nazionale italiana di rugby femminile

 Se lo dice Maria Cristina - non so voi - io ci credo. E questa è la citazione che si è guadagnata la quarta di copertina di RUGBYLAND, la mia guida "spirituale" alle città del rugby, fatta come al solito di foto, disegni, fumetti (di Gabriele Gamberini, come sempre), interviste e testimonianze raccolte in tutta Italia.
Il libro è disponibile online da oggi (ed è pure scontato), mentre nelle librerie arriva il 14 marzo. Ah, la prefazione è di Claudio Bisio, giusto per completare il manipolo di asini coraggiosi che hanno spinto in questa ultima mischia, e ci sono pure le regole del gioco spiegate a tutti da Edoardo Ugo Gori.

Nel frattempo ci gustiamo la partita del 6 Nazioni contro l’Inghilterra, sulla quale prometto commenti lucidi più o meno a caldo.

giovedì 14 febbraio 2013

6 nazioni femminile - Di sport, cittadinanza e ius soli

Forse non tutti sanno che esiste un 6 nazioni femminile. E che quest'anno le ragazze della nazionale di rugby si stanno comportando alla grande: hanno vinto due partite su due e attendono la sfida in casa col Galles per stupire ancora.

Il Mattino di Padova riporta oggi la storia di una di queste ragazze che non può che far riflettere. Lei si chiama Cristina Molic. È moldava, ma gioca per la nazionale italiana. Nonno italiano direte voi. No. E allora si è sposata un italiano o e qui da abbastanza tempo da aver ricevuto la cittadinanza italiana. No. O meglio, sì. Cristina vive in Italia da quando era bambina, ma la burocrazia italiana tarda a giungerle in sostegno.

Cristina è ancora cittadina moldava, ma gioca nella nazionale italiana. Come è possibile? Facile: nel rugby è possibile eleggere la propria formazione rugbistica, e siccome Cristina ha giocato a rugby solo in Italia, qui lo ha scoperto, e qui lo gioca tuttora, ha potuto optare per la nazionale azzurra.

Per ora difende i colori della nazionale in campo, in attesa che anche fuori dal campo qualcuno trasformi l'Italia in un paese moderno, permettendole di dirsi italiana.

venerdì 8 febbraio 2013

Il pilone perfetto? Atlante!

In attesa di Rugbyland, che uscirà a marzo, eccovi la spiegazione dei ruoli del rugby che vi avevo promesso. L'ho pensata in una forma un po' particolare: attraverso i miti greci!

Partiamo con il primo ruolo, numero 1, il Pilone sinistro. Chi verrà convocato?

In una squadra di rugby ideale Atlante, il titano costretto da Zeus a sostenere sulle proprie spalle la Terra, sarebbe senza dubbio un ottimo pilone. Per sostenere il mondo come fa Atlante, bisogna avere una forza enorme e un incredibile senso di sacrificio. Il pilone, che grazie alle sue spalle e alla forza del suo collo (la prima vertebra non a caso si chiama Atlante... ) è il ruolo che più necessita di queste caratteristiche perché solo chi è dotato di forza sovrumana e abnegazione può pensare di sorreggere il peso di una mischia ordinata ed essere sempre presente a far valere i propri chili nelle ruck.

Omero parla di Atlante come del "pilastro del cielo". Noi preferiamo chiamarlo il pilone del cielo. E visto che il cielo è azzurro come non ringraziare il pilone azzurro, il Barone Andrea Lo Cicero, che domani in Scozia vestirà per le centesima volta la maglia azzurra?

lunedì 4 febbraio 2013

6 nazioni - "E i francesi che si incazzano..."



Quando al 57esimo minuto l'Olimpico è esploso per la meta di Martin Castrogiovanni che ci aveva portato al pareggio io mi sono alzato in piedi. In silenzio. Ero con tre amici. Due si sono abbracciati fra di loro, l'altro ha abbracciato me, voltando le spalle al campo. Ha urlato, travolto dall'entusiasmo, poi quando ha visto la mia faccia cupa, improvvisamente si è rattristito. È un nuovo adepto della religione ovale e spesso gli sfuggono delle regole. Così, intimorito dalla mia faccia, mi ha chiesto "Non è metà?" "No, Guido, tranquillo. È meta. È che io non ci credo."

Non è che non volevo esultare. Ma stavo cercando di stare calmo. Perché gli ultimi dieci minuti sono stati da svenimento. Per carità, Guido è rianimatore, ma era meglio rimanere coscienti e godersi quei momenti.
Infatti alla fine la gioia però è esplosa, con tutti la gente che si abbracciava, pur non conoscendosi.

Questa vittoria da respiro al rugby italiano e nelle prossime ore nuovi fan si avvicineranno probabilmente alla palla ovale. Come dare loro il benvenuto? Semplice, spiegando questo magnifico gioco. Nei prossimi giorni pubblicherò dei post per i nuovi tifosi in cui cercherò di spiegare in maniera simpatica i compiti dei diversi ruoli...

Come lo farò? Paragonandoli a degli esseri leggendari che tutti conoscono in modo da rendere più simpatico il tutto.

A presto per capire di chi parlo...
Stay tuned!

mercoledì 30 gennaio 2013

Il rugby e la questione irlandese



Era il 30 gennaio 1972 quando a Derry, in Irlanda del nord i paracadutisti inglesi spararono su una folla inerme che stava protestando per i diritti civili uccidendo 14 persone e ferendone altre 12. Il vergognoso atto dell'esercito inglese venne reso celebre dagli U2, che raccontano i terribili fatti di quella giornata nella loro famosa Canzone Bloody Sunday.

I disordini che colpirono l'Irlanda nelle settimane seguenti ebbero ovviamente strascichi anche sullo sport e in particolare sul rugby. L'allora Torneo delle 5 Nazioni non venne concluso perché Galles e Scozia si rifiutarono di giocare nel clima di tensione che regnava a Dublino in quei mesi. Fu così che il torneo del 1972 non venne completato: si tratta dell'unico caso a partire dal 1947 ad oggi.

Fu così che la seconda Bloody Sunday andò a incrociarsi con un evento sportivo. Seconda perché nella questione irlandese esiste un'altra Bloody Sunday, meno nota, risalente al 1920, in cui sport e politica si intrecciano ancora di più. Era infatti il 21 novembre 1920 quando l'esercito inglese fece irruzione nello stadio Croke Park di Dublino mentre si stava svolgendo una partita di calcio gaelico e uccise, sempre sparando sulla folla, 12 persone (più due uccise dalla calca delle persone in fuga) per rappresaglia dell'uccisione di 19 agenti segreti inglesi.

Gli inglesi profanarono così anche simbolicamente Croke Park, che essendo uno stadio pensato per gli sport di origine irlandese era interdetto agli sport britannici come il calcio e il rugby.
Fu solo nel 2007 che per la prima volta uno sport di origine inglese venne giocato a Croke park. Si trattava di una partita di rugby del 6 Nazioni: in quel momento la casa del rugby irlandese, Lansdowne Road era in ristrutturazione (dopo la quale perse il suo antico nome prendendo quello sponsor e divenne l'Aviva Stadium) e la federazione di sport gaelici acconsentì a questo storico evento.

Particolarmente significativa fu la partita fra Inghilterra e Irlanda, quando tutto lo stadio cantò l'inno dell'Irlanda unita. Perché nel rugby, Irlanda del Nord ed Eire giocano insieme. Ed hanno anche un loro inno, scritto appositamente nel 1995: Ireland's Call.