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martedì 24 aprile 2012

Un caso di Resistenza? il Feral Tribune

Si sa: le brutte storie acquisiscono spesso più fama di quelle positive. E così è stato anche per la guerra in Jugoslavia. Anche se non tutti si sono schierati subito dalla parte dei nazionalismi di diversa matrice. Uno degli esempi resistenti più virtuosi è sicuramente il Feral Tribune, giornale croato nato negli anni Ottanta nell'ambiente universitario spalatino per sbeffeggiare il Potere e chiedere maggiore libertà, e diventato con il tempo la principale voce indipendente di tutta la Croazia. Nato come giornale satirico, durante la guerra il Feral Tribune, con i suoi inviati al fronte sempre più numerosi, è diventato giorno dopo giorno più stimato e autorevole, puntando sulla cronaca e raccontando le violenze della guerra indipendentemente dall'etnia dei responsabili.

Questa indipendenza è costata cara al Feral Tribune: nel 2008, nonostante vendesse attorno alle quattordicimila copie (un'ottima tiratura per un paese piccolo come la Croazia), per il giornale fu di fatto impossibile attingere alla pubblicità a causa dell'ostracismo che il mondo politico croato cominciò a creare attorno alla testata. Fu così costretto a chiudere, nonostante godesse ancora di ottima salute, come mi ha raccontato uno dei suoi fondatori, Predrag Lucić, al tavolo di bar di Spalato.

martedì 3 aprile 2012

L'Istria è (anche) terra di Vino

L'Istria non è famosa solo per le belle coste e le colline dell'entroterra, ma anche per il buon vino. Senza dubbio il più noto dei vini istriani è la Malvasia, da servire a mio parere fresca con un piatto di pesce possibilmente appena pescato. Ma piano piano stanno salendo (risalendo?) alla ribalta anche altri vitigni tipici di questa penisola: come il Refosco (in foto vinificato rosé), il Moscato e il Terrano, che come dice il nome affonda le sue radici nella cultura contadina locale. Ma a farsi spazio (anche qui) sono vini a vocazione più "internazionale", come Cabernet e Syrah. I prezzi tendenzialmente più bassi dei vini italiani nonostante una buona qualità permettono ai viticoltori istriani di trovare sbocchi di mercato in Austria e Germani, oltre ovviamente a soddisfare il consumo locale, che si impenna in estate con l'arrivo in massa di turisti da tutta Europa.

Se siete curiosi di scoprire al meglio le qualità enologiche dell'Istria prossimamente ci saranno due eventi che fanno al caso vostro: la degustazione di vini dell'Istria centrale a Gracisce e la fiera di vini "Vinistra", ormai di richiamo internazionale, che si svolge a Parenzo dal 11 al 13 maggio. Insomma, cosa aspettate? Io ci sarò di sicuro!

venerdì 24 febbraio 2012

Lo Yugobasket / 1

Un paio di settimane fa Sergio Tavčar, indimenticabile cronista sportivo di TV Koper Capodistria, è passato a Padova per presentare il suo libro La Jugoslavia, il basket e un telecronista. Tavcar è un nome notissimo fra gli appassionati di pallacanestro: in molti sono cresciuti seguendo le sue mitiche telecronache. E credo che senza parlare di basket sia difficile capire davvero la Jugoslavia. Pensate che una volta ho sentito raccontare una barzelletta: "Sai chi ha voluto la guerra in Jugoslavia? Gli Usa, altrimenti non avrebbero mai più vinto un mondiale di basket."
Tavčar, che è persona intelligente, questa cosa la spiega alla perfezione, grazie anche alle mille sfaccettature che lo caratterizzano: tifoso della Jugoslavia ma sloveno di nazionalità, abitante di Trieste ma critico con la sua città, madrelingua sloveno ma diffidente nei confronti degli abitanti di Lubiana. La sua dote più grande però è spiegare lo sport senza limitarsi alle analisi tecniche, mettendolo in relazione con lo spirito di un popolo: la Jugoslavia era una squadra di assoluto livello perché giocava alla sua maniera, cioè balcanica. Ed è proprio il motivo per cui oggi la Spagna è lo squadrone che è: perché continua a giocare alla spagnola. L'Italia, pur ricca di stelle NBA, ha smarrito la bussola e gioca all'americana... e i risultati si vedono!

Qual è oggi, secondo Tavčar, la squadra che ha mantenuto di più lo "spirito balcanico" della grande Jugoslavia? La Macedonia, che pur avendo cinque-giocatori-cinque agli ultimi Europei è riuscita a fare faville. Il Montenegro resiste, ma avendo pochissimi abitanti fatica. La Serbia mantiene un buon vivaio, mentre la Bosnia è divisa da troppi nazionalismi. Croazia e Slovenia stanno invece perdendo la loro anima. Si stanno americanizzando, proprio come l'Italia.
Ma cosa vuol dire "americanizzarsi"? Questo lo scopriremo nel prossimo post.

P.S. Nella foto, per chi non segue il basket, Vlade Divac e Drazen Petrovic. La loro indimenticabile storia è stata raccontata di recente in un simpatico documentario.

lunedì 30 gennaio 2012

Dalla EX alla POST Jugoslavia

Ricordo che quando avevo una decina d'anni e stavo spensieratamente guardando qualche programma TV per bambini (penso si trattasse di Big!) in attesa dei cartoni animati, d'improvviso la conduttrice lesse una lettera di una bambina che viveva da qualche parte nell'ex Jugoslavia (nelle mia ricostruzione potrebbe essere l'Istria). La bambina spiegava a noi bambini italiani che per lei la guerra era qualcosa di lontano, che lei se ne andava tranquillamente tutti i giorni al mare, che la sua vita procedeva come se nulla fosse, e che tutte le scene di guerra dei telegiornali erano distanti da lei quanto da noi.

Forse fu quella la prima volta che mi venne voglia di scoprire l'ex Jugoslavia. Ma la vedevo ancora come qualcosa di arcaico, remoto: pensavo a Trieste come le colonne d'Ercole, m'immaginavo che da lì il treno dovesse per forza tornare indietro, perché oltre non c'era nulla. Poi, crescendo, ho imparato a leggere le cartine geografiche e, a sorpresa, capii quanto quei posti ci fossero vicini. Sono le guerre filtrate dalla TV, invece, a sembrarci sempre così distanti. Per questo ho cominciato a viaggiare su e giù per i balcani, per prendere le misure da solo, diciamo.

Dalle esperienze vissute in migliaia di kilometri percorsi nascerà anche un libro, che vuole presentare in maniera un po' diversa dal solito l'ex Jugoslavia, per invitare i giovani a scoprire meglio quelli che in fondo sono i nostri vicini di casa. Sarà una sorta di esperimento, che ha visto fra i complici amici di vecchia data (come Piero il rugbysta, prezioso alle foto) e nuovi arrivati (come Gabriele Gamberini, disegnatore emiliano che ha scelto di vivere a Sarajevo). Proveremo a tenere insieme storie e interviste raccolte sul campo, foto, disegni e fumetti. Il tutto in perfetto stile balcanico: un po' scanzonato, ma non troppo. Ah, il cappello con la stella rossa: l'ho comprato in una bancherella vicino a Medjugorje accanto ai santini della Madonna...