Febbraio per me significa principalmente Sei Nazioni. Dopo un attesa lunga dieci mesi, finalmente ricomincia uno dei Tornei più appassionanti di tutti gli sport. Come finirà quest'anno? Come tutti gli anni in cui ci sono anche i Mondiali le squadre cercheranno di rimanere coperte, visto che il vero obiettivo sarà appunto il campionato mondiale che si svolgerà in autunno in Inghilterra. Di certo però non ci si potrà risparmiare troppo perché il Sei Nazioni è sempre il Sei Nazioni.
Ecco le mie previsioni... appuntamento a fine marzo per vedere se ci ho preso!
Inghilterra: tantissimi infortunati, e questo è il problema principale. Perché la squadra, visti i mondiali che giocherà in casa, pare davvero carica. Inoltre ha un gioco molto più vivace del solito logorante inglese. Favorita, nonostante gli infortuni.
Irlanda: anche i verdi hanno parecchi infortuni, ma non manca certo la qualità. Direi, visto anche che le franchigie non sembrano essere al livello dello scorso anno l'unica squadra che può impensierire davvero l'Inghilterra.
Galles: un po' sottotono. Poi i gallesi si sa, sono spesso illeggibili: possono fare il Grande Slam oppure prendere il cucchiaio di legno. Ma non prevedo un grande anno per i dragoni.
Scozia: squadra in crescita rispetto al passato. Qualche assente, specie in ruoli chiave come l'apertura. Si è rafforzata, come del resto tutti nell'anno mondiale. Possibile sorpresa.
Francia: qualità infinita ma le pressioni che mettono i club del Top 14 sui giocatori non li aiuta certo a rendere al massimo. O cambia qualcosa o potrebbero essere dolori.
Italia: fare peggio dello scorso anno sarà dura (e sarebbe davvero brutto). Inaffrontabili o quasi le prime due partite con Irlanda e Inghilterra. Se si tiene botta si potrebbe fare bene nella seconda parte del torneo...
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mercoledì 4 febbraio 2015
martedì 19 marzo 2013
Il 6 nazioni e quel peso da togliersi di dosso
Della esaltante vittoria azzurra sull'Irlanda, che ha concluso nel migliore dei modi questo 6 Nazioni in molti, ben più competenti di me, hanno già scritto. Del fatto che nel corso del torneo si siano visti degli oggettivi miglioramenti anche. Non mi soffermo quindi su questi aspetti.
Mi limito invece a due brevi considerazioni che mi sono state ispirate dall'atmosfera che ho respirato sabato allo stadio.
La prima: tanta, tanta gente. E sugli spalti si capiva benissimo che molte di queste persone si erano appena avvicinate al mondo del rugby: spesso chiedevano cosa stava succedendo, non capivano alcune decisioni arbitrali. Bene, molto bene, significa che il pubblico sta aumentando (forse qualche fischio e qualche buuuh di troppo ci sono stati, ma forse questo è fisiologico).
Seconda considerazione: per quelli che invece il rugby lo frequentano da un po', e mi ci metto in mezzo, questa partita era decisiva. Doveva essere un punto di svolta fra le onorevoli sconfitte e le giuste (talvolta anche troppo modeste) vittorie, e per fortuna è andata bene. In molti dopo la partita, più che festeggiare come contro la Francia, se ne sono andati via sereni e pacati. Come se ci fossero tolti un peso di dosso, finalmente.
La grande certezza comunque è che sia per i novizi che per i più esperti, la giornata di sabato è stata un'altra grande festa.
Mi limito invece a due brevi considerazioni che mi sono state ispirate dall'atmosfera che ho respirato sabato allo stadio.
La prima: tanta, tanta gente. E sugli spalti si capiva benissimo che molte di queste persone si erano appena avvicinate al mondo del rugby: spesso chiedevano cosa stava succedendo, non capivano alcune decisioni arbitrali. Bene, molto bene, significa che il pubblico sta aumentando (forse qualche fischio e qualche buuuh di troppo ci sono stati, ma forse questo è fisiologico).
Seconda considerazione: per quelli che invece il rugby lo frequentano da un po', e mi ci metto in mezzo, questa partita era decisiva. Doveva essere un punto di svolta fra le onorevoli sconfitte e le giuste (talvolta anche troppo modeste) vittorie, e per fortuna è andata bene. In molti dopo la partita, più che festeggiare come contro la Francia, se ne sono andati via sereni e pacati. Come se ci fossero tolti un peso di dosso, finalmente.
La grande certezza comunque è che sia per i novizi che per i più esperti, la giornata di sabato è stata un'altra grande festa.
venerdì 8 marzo 2013
Le Donne di Rugbyland
“Il rugby non è uno sport, è un gioco. Altrimenti io non lo farei fare ai miei figli. È un gioco di libertà. Perché correre in un prato con la palla in mano è sentirsi liberi. Avete mai provato? Liberi all’interno delle regole. E io penso che questa, alla fine, possa essere l’ambizione di tutti.”
Maria Cristina Tonna
responsabile della Nazionale italiana di rugby femminile
Se lo dice Maria Cristina - non so voi - io ci credo. E questa è la citazione che si è guadagnata la quarta di copertina di RUGBYLAND, la mia guida "spirituale" alle città del rugby, fatta come al solito di foto, disegni, fumetti (di Gabriele Gamberini, come sempre), interviste e testimonianze raccolte in tutta Italia.
Il libro è disponibile online da oggi (ed è pure scontato), mentre nelle librerie arriva il 14 marzo. Ah, la prefazione è di Claudio Bisio, giusto per completare il manipolo di asini coraggiosi che hanno spinto in questa ultima mischia, e ci sono pure le regole del gioco spiegate a tutti da Edoardo Ugo Gori.
Nel frattempo ci gustiamo la partita del 6 Nazioni contro l’Inghilterra, sulla quale prometto commenti lucidi più o meno a caldo.
Maria Cristina Tonna
responsabile della Nazionale italiana di rugby femminile
Se lo dice Maria Cristina - non so voi - io ci credo. E questa è la citazione che si è guadagnata la quarta di copertina di RUGBYLAND, la mia guida "spirituale" alle città del rugby, fatta come al solito di foto, disegni, fumetti (di Gabriele Gamberini, come sempre), interviste e testimonianze raccolte in tutta Italia.
Il libro è disponibile online da oggi (ed è pure scontato), mentre nelle librerie arriva il 14 marzo. Ah, la prefazione è di Claudio Bisio, giusto per completare il manipolo di asini coraggiosi che hanno spinto in questa ultima mischia, e ci sono pure le regole del gioco spiegate a tutti da Edoardo Ugo Gori.
Nel frattempo ci gustiamo la partita del 6 Nazioni contro l’Inghilterra, sulla quale prometto commenti lucidi più o meno a caldo.
giovedì 14 febbraio 2013
6 nazioni femminile - Di sport, cittadinanza e ius soli
Forse non tutti sanno che esiste un 6 nazioni femminile. E che quest'anno le ragazze della nazionale di rugby si stanno comportando alla grande: hanno vinto due partite su due e attendono la sfida in casa col Galles per stupire ancora.
Il Mattino di Padova riporta oggi la storia di una di queste ragazze che non può che far riflettere. Lei si chiama Cristina Molic. È moldava, ma gioca per la nazionale italiana. Nonno italiano direte voi. No. E allora si è sposata un italiano o e qui da abbastanza tempo da aver ricevuto la cittadinanza italiana. No. O meglio, sì. Cristina vive in Italia da quando era bambina, ma la burocrazia italiana tarda a giungerle in sostegno.
Cristina è ancora cittadina moldava, ma gioca nella nazionale italiana. Come è possibile? Facile: nel rugby è possibile eleggere la propria formazione rugbistica, e siccome Cristina ha giocato a rugby solo in Italia, qui lo ha scoperto, e qui lo gioca tuttora, ha potuto optare per la nazionale azzurra.
Per ora difende i colori della nazionale in campo, in attesa che anche fuori dal campo qualcuno trasformi l'Italia in un paese moderno, permettendole di dirsi italiana.
Il Mattino di Padova riporta oggi la storia di una di queste ragazze che non può che far riflettere. Lei si chiama Cristina Molic. È moldava, ma gioca per la nazionale italiana. Nonno italiano direte voi. No. E allora si è sposata un italiano o e qui da abbastanza tempo da aver ricevuto la cittadinanza italiana. No. O meglio, sì. Cristina vive in Italia da quando era bambina, ma la burocrazia italiana tarda a giungerle in sostegno.
Cristina è ancora cittadina moldava, ma gioca nella nazionale italiana. Come è possibile? Facile: nel rugby è possibile eleggere la propria formazione rugbistica, e siccome Cristina ha giocato a rugby solo in Italia, qui lo ha scoperto, e qui lo gioca tuttora, ha potuto optare per la nazionale azzurra.
Per ora difende i colori della nazionale in campo, in attesa che anche fuori dal campo qualcuno trasformi l'Italia in un paese moderno, permettendole di dirsi italiana.
venerdì 8 febbraio 2013
Il pilone perfetto? Atlante!
In attesa di Rugbyland, che uscirà a marzo, eccovi la spiegazione dei ruoli del rugby che vi avevo promesso. L'ho pensata in una forma un po' particolare: attraverso i miti greci!
Partiamo con il primo ruolo, numero 1, il Pilone sinistro. Chi verrà convocato?
In una squadra di rugby ideale Atlante, il titano costretto da Zeus a sostenere sulle proprie spalle la Terra, sarebbe senza dubbio un ottimo pilone. Per sostenere il mondo come fa Atlante, bisogna avere una forza enorme e un incredibile senso di sacrificio. Il pilone, che grazie alle sue spalle e alla forza del suo collo (la prima vertebra non a caso si chiama Atlante... ) è il ruolo che più necessita di queste caratteristiche perché solo chi è dotato di forza sovrumana e abnegazione può pensare di sorreggere il peso di una mischia ordinata ed essere sempre presente a far valere i propri chili nelle ruck.
Omero parla di Atlante come del "pilastro del cielo". Noi preferiamo chiamarlo il pilone del cielo. E visto che il cielo è azzurro come non ringraziare il pilone azzurro, il Barone Andrea Lo Cicero, che domani in Scozia vestirà per le centesima volta la maglia azzurra?
Partiamo con il primo ruolo, numero 1, il Pilone sinistro. Chi verrà convocato?
In una squadra di rugby ideale Atlante, il titano costretto da Zeus a sostenere sulle proprie spalle la Terra, sarebbe senza dubbio un ottimo pilone. Per sostenere il mondo come fa Atlante, bisogna avere una forza enorme e un incredibile senso di sacrificio. Il pilone, che grazie alle sue spalle e alla forza del suo collo (la prima vertebra non a caso si chiama Atlante... ) è il ruolo che più necessita di queste caratteristiche perché solo chi è dotato di forza sovrumana e abnegazione può pensare di sorreggere il peso di una mischia ordinata ed essere sempre presente a far valere i propri chili nelle ruck.
Omero parla di Atlante come del "pilastro del cielo". Noi preferiamo chiamarlo il pilone del cielo. E visto che il cielo è azzurro come non ringraziare il pilone azzurro, il Barone Andrea Lo Cicero, che domani in Scozia vestirà per le centesima volta la maglia azzurra?
lunedì 4 febbraio 2013
6 nazioni - "E i francesi che si incazzano..."
Quando al 57esimo minuto l'Olimpico è esploso per la meta di Martin Castrogiovanni che ci aveva portato al pareggio io mi sono alzato in piedi. In silenzio. Ero con tre amici. Due si sono abbracciati fra di loro, l'altro ha abbracciato me, voltando le spalle al campo. Ha urlato, travolto dall'entusiasmo, poi quando ha visto la mia faccia cupa, improvvisamente si è rattristito. È un nuovo adepto della religione ovale e spesso gli sfuggono delle regole. Così, intimorito dalla mia faccia, mi ha chiesto "Non è metà?" "No, Guido, tranquillo. È meta. È che io non ci credo."
Non è che non volevo esultare. Ma stavo cercando di stare calmo. Perché gli ultimi dieci minuti sono stati da svenimento. Per carità, Guido è rianimatore, ma era meglio rimanere coscienti e godersi quei momenti.
Infatti alla fine la gioia però è esplosa, con tutti la gente che si abbracciava, pur non conoscendosi.
Questa vittoria da respiro al rugby italiano e nelle prossime ore nuovi fan si avvicineranno probabilmente alla palla ovale. Come dare loro il benvenuto? Semplice, spiegando questo magnifico gioco. Nei prossimi giorni pubblicherò dei post per i nuovi tifosi in cui cercherò di spiegare in maniera simpatica i compiti dei diversi ruoli...
Come lo farò? Paragonandoli a degli esseri leggendari che tutti conoscono in modo da rendere più simpatico il tutto.
A presto per capire di chi parlo...
Stay tuned!
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