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martedì 3 aprile 2012

L'Istria è (anche) terra di Vino

L'Istria non è famosa solo per le belle coste e le colline dell'entroterra, ma anche per il buon vino. Senza dubbio il più noto dei vini istriani è la Malvasia, da servire a mio parere fresca con un piatto di pesce possibilmente appena pescato. Ma piano piano stanno salendo (risalendo?) alla ribalta anche altri vitigni tipici di questa penisola: come il Refosco (in foto vinificato rosé), il Moscato e il Terrano, che come dice il nome affonda le sue radici nella cultura contadina locale. Ma a farsi spazio (anche qui) sono vini a vocazione più "internazionale", come Cabernet e Syrah. I prezzi tendenzialmente più bassi dei vini italiani nonostante una buona qualità permettono ai viticoltori istriani di trovare sbocchi di mercato in Austria e Germani, oltre ovviamente a soddisfare il consumo locale, che si impenna in estate con l'arrivo in massa di turisti da tutta Europa.

Se siete curiosi di scoprire al meglio le qualità enologiche dell'Istria prossimamente ci saranno due eventi che fanno al caso vostro: la degustazione di vini dell'Istria centrale a Gracisce e la fiera di vini "Vinistra", ormai di richiamo internazionale, che si svolge a Parenzo dal 11 al 13 maggio. Insomma, cosa aspettate? Io ci sarò di sicuro!

venerdì 10 febbraio 2012

La Giornata del ricordo

Sergio Endrigo è nato a Pola, in Istria, nel 1933. Nel 1947 emigra in Italia per le vicende connesse all'esodo Istro-Giuliano-Dalmata. Che Endrigo sia istriano di nascita non lo sa quasi nessuno, eppure racconta la sua storia in una canzone (a dire la verità altrettanto sconosciuta), intitolata "1947". Oggi è il Giorno del ricordo di quell'esodo, e delle foibe: mi sembra il giorno giusto per ascoltare quella canzone. Perché ci restituisce quelle vicende in maniera reale, nella dimensione di un dramma umano e non con il filtro di una ricostruzione storica strumentale.

Istituito nel 2004 dall'allora Governo Berlusconi, il Giorno del ricordo ha sempre destato la diffidenza di alcuni storici. Non certo perché si voglia omettere una parte drammatica della storia italiana, ma perché raccontare le vicende dell'Istria e della Dalmazia limitandosi a parlare di esodo e foibe è un tentativo, secondo l'abusata litania degli "italiani brava gente", di incanalare la violenza secondo criteri etnici. I bravi italiani da una parte e gli slavi cattivi dall'altra. Il che è come commentare una partita di calcio raccontando solo quanto avviene in una delle due metà campo. Spesso, quando si viene tacciati di anti-italianismo, la verità è l'opposto. Chi vuole raccontare le foibe inserendole nel contesto in cui si sono sviluppate vuole far crescere la moralità del proprio Paese: perché se è vero che è giusto ricordare le proprie vittime è ancora più necessario ricordare i propri errori. Almeno, se c'è un insegnamento che i miei studi universitari in Storia mi hanno dato mi sembra questo.

Se il Giorno del ricordo diventerà dunque anche questo, e oltre le foibe in futuro ricorderà davvero (come già ora dice la legge) la più complessa vicenda del nostro confine orientale, allora la canzone di Sergio Endrigo, che narra di un dramma umano e non etnico, forse verrà postata un po' di più sulle nostre bacheche Facebook, rendendo giustizia alle vittime di qualsiasi etnia.

Io, intanto, ci provo da subito: