venerdì 27 luglio 2012

Breve introduzione allo scartamento bosniaco

Capita che ogni tanto qualche lettore mi scriva. La cosa mi fa un enorme piacere: oltre al confronto su questo o quell'aspetto del libro, la cosa più interessante è capire in che modo queste persone siano legate all'ex-Jugoslavia.

Che ci siano di mezzo parenti, amici, semplice e istintiva curiosità o interessi veramente specifici, le storie che mi vengono raccontate riescono sempre a colpirmi. Non ho parlato di "interessi specifici" per caso. Ho deciso infatti, in accordo con il mittente, di pubblicare un brano di una di queste mail. Davide mi parla del libro, certo, ma nel farlo mi svela anche una sua grande passione, e mi racconta cose che non sapevo, e che mi incuriosiscono, sulle ferrovie jugoslave:

[...] chi vi scrive, è stato sempre un grande appassionato di Jugoslavia; ho infatti condiviso con emozione quasi ogni riga delle vostre interviste e dei vostri resoconti che mi hanno fatto ripensare ai miei innumerevoli viaggi in queste terre che ho fatto e che spero di fare ancora. Essendo appassionato di ferrovie balcaniche volevo però farvi notare alcune cose nella speranza che possano essere corrette o aggiunte in eventuali altre ristampe del libro, oppure che siano da stimolo per osservare altri "jugo - elementi" durante le vostre prossime peregrinazioni.
A pag. 188 citate la vostra visita a Mokra Gora e dedicate due righe alla "...piccola ferrovia che passa di qui". Ebbene mi sa che in quella località avete "bucato" l'attrazione più importante e cioè non il finto "etnoparco" di Kusturica ma proprio la ferrovia stessa. I turisti stranieri ci sono, eccome, e vengono ogni anno a migliaia da mezzo mondo ma a visitare proprio la ferrovia! Quest'ultima non era una linea di importanza locale ma l'importantissima Belgrado - Sarajevo: costruita a scartamento ridotto di 760mm (conosciuto proprio come scartamento bosniaco!), per superare le montagne della zona venne realizzato un percorso molto ardito e complesso (il famoso 8 di Šargan). La linea in questione faceva parte di una fitta rete ferroviaria di circa 2000 km costruita in gran parte dall'Impero Austro-Ungarico e completata poi dal Regno e Repubblica di Jugoslavia che permetteva di viaggiare in treno senza cambi o interruzioni da Belgrado fino a Sarajevo per poi proseguire (lungo la valle della Neretva) verso la costa in direzione di Dubrovnik e Kotor. A proposito di Neretva, dovete sapere che proprio lungo questa valle il binario scendeva con un percorso mozzafiato oggi in parte sommerso dai bacini idroelettrici. Raramente ma periodicamente in seguito all'abbassamento delle acque per lavori di manutenzione ponti e gallerie riappaiono come spettri dal passato... Dopo la chiusura degli anni '70 la tratta di Mokra Gora è stata riaperta come ferrovia turistica per ricordare questa meravigliosa rete ferroviaria totalmente smantellata e gli uomini che vi hanno lavorato spesso in condizioni difficilissime. Ultimamente il binario è stato riportato fino a Višegrad ri-collegando la Bosnia con la Serbia. Aggiungo senza esagerare che la scomparsa della rete ferroviaria a scartamento ridotto in Jugoslavia tra la fine degli anni'60 e la seconda metà dei '70 rappresentò un colpo per le zone di Bosnia, Serbia e Croazia attraversate da questi binari. Le JŽ (Jugoslovenske Železnice) erano un'istituzione, la loro assenza in queste zone impoverì i territori una volta attraversati e contribuirono, nel loro piccolo, al disfacimento dell'unità nazionale in queste tormentate zone.
A pag 212 segnalo poi un errore: la ferrovia Parenzana da Trieste a Parenzo (sempre a scartamento ridotto bosniaco!) non attraversava la Val Rosandra. Quest'ultima spettacolare ferrovia (avete pubblicato una foto di una sua galleria nelle pagine 84-85) era a scartamento ordinario e collegava Trieste con Erpelle (oggi in Slovenia). Si trattava di due linee completamente diverse! Oggi sono entrambe piste ciclabili. Per sapere molto di più della storia della Bosnia - Erzegovina, attraverso le sue ferrovie, vi segnalo il bellissimo libro in lingua inglese dell'editore Stenvalls "The Narrow Gauge Railways of Bosnia - Hercegovina" di Keith Chester. Se poi passate per Trieste sarei lieto di farvi visitare il Museo Ferroviario di Trieste Campo Marzio, come detto attraverso la storia delle ferrovie è possibile capire meglio proprio un paese complesso come la Jugoslavia.

Ancora complimenti a tutti e cordiali saluti!
Davide Raseni


Non è finita qui, perché proseguendo la conversazione scopro ad esempio che...

Per la cronaca a Mokra Gora per costruire una galleria ferroviaria (poi franata) sembra siano morti, durante la Grande Guerra, un centinaio di prigionieri di guerra italiani, una notizia di cui non avevo mai sentito parlare...


Uno scambio prezioso, che non ho sentito di dover condividere. E nell'invitarvi a diventare parte della discussione utilizzando i commenti a questo post, non posso che ricordarvi anche che se avete qualcosa da raccontare sull'ex-Jugoslavia io sono qui. Sia privatamente che utilizzando, se vorrete, il blog come strumento per raggiungere più persone.

mercoledì 18 luglio 2012

Dopo il minitour...

Si è da poco concluso il mini tour di "Yugoland" nelle Marche e in Toscana, con le tappe di Perugia (Combo Art Café), Siena (Libreria LaZona) e Santa Croce sull'Arno, in provincia di Pisa (Libreria Colibrì).

Libreria Colibrì

Combo Art Cafè

Libreria LaZona
È stata una tre-giorni intensa, segnata dal gran caldo, da accoglienze entusiastiche (non ringrazierò mai abbastanza gli organizzatori per il loro calore e il loro interesse) e incontri professionali inattesi e interessanti, come quelli che mi hanno portato a un'infinita serie di interviste radiofoniche, spesso in situazioni a dir poco rocambolesche: come questa, ai margini di una superstrada trasformata in una discarica a cielo aperto...


Qui, invece, potete ascoltare forse l'intervista più significativa, quella con Federico Taddia a "L'altra Europa", programma molto seguito (e interessante in egual misura) di Radio24.

Io e Gabriele Gamberini (che per l'occasione ci ha regalato una splendida installazione semovibile della copertina del libro!) abbiamo potuto toccare con mano quanto l'interesse nei confronti dei Balcani sia ancora vivo e diffuso in tutta la penisola. Ma ci ha dato modo anche di confrontarci con persone che avevano già letto il libro, ed erano venute per discutere dal vivo su "tematiche balcaniche". Ne sono nati discorsi interessanti, sui contenuti del nostro lavoro e sullo strano mix di cui è composto. Forse è stata questa la cosa più piacevole: scoprire come l'esperimento di intersecare testo, fumetto, foto e disegni sia generalmente piaciuto parecchio.

E non è finita qui. A fine agosto, infatti, le presentazioni riprendono. Posso già anticiparvi una data a Fano il 31 agosto e una nel torinese il 14 settembre, oltre a un salto a Lodi in periodo da definire. Con la promessa, come al solito, di cercare di fornirvi tutti i dettagli per tempo.

mercoledì 11 luglio 2012

Il rischio di Srebrenica

Ogni anno in luglio sulle home page dei giornali e sulla bacheche di Facebook tutti si ricordano della Bosnia-Erzegovina e del drammatico eccidio di Srebrenica. Un doveroso esercizio di memoria: ricordare le migliaia di vittime innocenti massacrate nel luglio di 17 anni fa. Il più grave eccidio avvenuto su suolo europeo dopo la seconda guerra mondiale.

Ricordare: un gesto necessario. Ma che rischia di covare con sé dei rischi. La guerra in Jugoslavia è per l'Europa un grande rimosso. Parlare di Srebrenica non può diventare un modo di continuare a non parlare di tutto ciò che fu la guerra in ex Jugoslavia.

Troppo spesso infatti ci siano girati dall'altra parte. Lo abbiamo fatto a Vukovar. Durante l'operazione Tempesta. O con i Cancellati sloveni, che forse solo ora, dopo vent'anni, ottengono giustizia... Parlare di Srebrenica per non affrontare le proprie colpe non è un buon modo per evitare che in futuro riappaiano nuove Srebrenica.